Un bellissimo colpo da oltre i 100 metri, la palla vola dritta verso il green, rimbalza e si inchioda a pochi metri dell’asta. Un putt per imbucare il birdie e possiamo già pensare alla prossima buca dimenticandoci che la pallina precipitata sul green ha creato un danno al tappeto erboso. Il foro creato dall’impatto della pallina viene definito pitch mark. Niente di grave, fa parte del gioco, è sufficiente utilizzare l’apposito alza pitch o “pitch mark repairer” o anche semplicemente un tee per sollevare tutto il perimetro della fossetta e riportare l’avvallamento verso l’alto. A questo punto basta livellare il terreno con il proprio putt ed ecco che in pochi secondi il danno è sistemato. In questo caso non ci saranno conseguenze per il tappeto erboso, la superficie del green tornerà nuovamente liscia, l’erba radicherà nuovamente e riprenderà a vegetare.
Se questa operazione però non viene eseguita entro poche ore, l’erba con l’apparato radicale esposto tenderà a morire e il danno sul tappeto erboso sarà visibile per un lungo periodo, anche per diverse settimane, specialmente durante la stagione invernale quando l’attività vegetativa dell’erba è molto rallentata. Oltre a creare disagi per il gioco intralciando il rotolamento della pallina e rovinare esteticamente un green, un pitch mark non riparato costituisce un facile accesso per semi di erbe infestanti come il Trifolium repens “trifoglio”o le Bellis perennis “margherite” che sono in grado di tollerare altezze di taglio di pochi millimetri e una volta insediati nel green sono assai difficili da eliminare.
“Please repair your pitch mark and one more”
Vanni Rastrelli
Vanni Rastrelli, già ottimo giocatore a livello giovanile, dal 2010 lavora sui campi da golf. Laureatosi nel 2012 in scienze e tecnologie agrarie presso l’Università degli studi di Firenze e Superintendent diplomato nel 2013 presso la Scuola Nazionale di Golf di Sutri, dal 2016 è greenkeeper del Circolo Golf Ugolino Firenze.