E’ considerato il colpo più facile e infatti viene anche poco allenato, invece è quello che fa la differenza a tutti i livelli: nel golf il putt cambia spesso la storia di una buca e il peso di uno score. Un’azienda di Arezzo si è dedicata a sviluppare una tecnologia per migliorare questo colpo e nel giro di pochi anni è diventata un’eccellenza a livello mondiale. La Precision, ditta dell’ingegner Luca Menci e della moglie Francesca Ceccaroni (nella foto), dal 2018 commercializza il prodotto Capto Golf, diffuso in tutta Europa (Gran Bretagna principale mercato) ma anche in Corea, Giappone, Australia e Stati Uniti d’America, oltre naturalmente all’Italia.
“Si tratta di uno strumento di facile utilizzo – spiega il suo inventore Luca Menci -. Capto è un sistema costituito da un sensore ultracompatto in grado di trasmettere dati accurati del movimento del bastone a bordo green e da un software che calcola i più importanti parametri meccanici e biomeccanici del colpo del putt. Basta avvitare sul bastone una piccolissima scatoletta nera elettronica, avviare il programma e puttare: il software a bordo green leggerà tutti i dati del colpo”.
Chi sono i vostri clienti?
“Phil Kenyon, il coach di Liverpool considerato il numero uno al mondo per il putt, è il più celebre: a lui si sono affidati campioni come Justin Rose e Francesco Molinari. Oltre a lui, i migliori allenatori australiani e statunitensi usano il nostro prodotto. Molti giocatori sia dell’European Tour che del Pga Tour hanno acquistato autonomamente Capto e lo usano per migliorare il proprio putt”.
E in Italia?
“Il primo è stato Edoardo Molinari che poi ha esteso l’uso di Capto nella sua Golf Academy. Lorenzo Scalise è stato il nostro testimonial nel 2019 e di recente anche Lorenzo Gagli si è affidato alla nostra tecnologia con buoni risultati”.
Mi sembra di capire che Capto sia uno strumento consigliato solo per i giocatori professionisti.
“Capto è un sistema che nasce con un taglio professionistico, perché non tutti i golfisti sono in grado di orientarsi fra i vari parametri come velocità e angoli. Oltre ai professionisti, in Italia stanno però aumentando i dilettanti (handicap 1/2) e i giovani ambiziosi che si rivolgono a noi. E stanno crescendo anche i maestri italiani, soprattutto nel Nord Italia, che hanno partecipato ai seminari e si avvalgono del nostro prodotto per fare lezioni e clinic di putt anche ai golfisti amatoriali”.
Quanto costa Capto?
“Duemila euro compreso il corso di certificazione, altrimenti 1800 euro. Può essere aggiunta l’annualità, non obbligatoria e comprendente aggiornamenti, al costo di 179 euro”.
Qual è l’errore più frequente che riscontrate fra i giocatori che si rivolgono a voi?
“Il putt non è considerato un colpo tecnico, non viene allenato e purtroppo si vede anche ad alti livelli. Ci troviamo spesso di fronte a una bassissima consistenza, ossia a una scarsa ripetizione di numeri positivi. Capto tira fuori le debolezze sul putt e infatti il primo colpo da mettere a posto è quello dritto, senza particolari pendenze. Purtroppo questo è il frutto dell’approccio al golf fin da principianti. Pensi che in Corea e in Thailandia i bambini iniziano a giocare facendo 45 minuti di putt e 15′ di meditazione. Con il passare dei mesi vengono poi indirizzati al gioco lungo”.
Oltre a Capto, l’ingegner Luca Menci ha anche scritto due libri (L’armonia nel putt e Zero in putting). Una vera e propria passione per questo colpo.
“Ho applicato la passione per il golf alle mie competenze e ai miei studi. Sono un ingegnere meccanico che si è sempre dedicato ai sistemi di misura ottici. Menci software è un’azienda che dal 1998 si occupa di fotogrammetria, ossia quella scienza che consente di misurare dalle immagini, utilizzata per realizzare carte geografiche. Con Capto la fotogrammetria è stata applicata al golf attraverso le misure tridimensionali, non ci sono immagini ma misure in 3D, è come uno specchio che non riflette immagini del colpo del putt ma ne misura tutti i parametri. Le nostre ricerche sono partite nel 2015, nel 2017 abbiamo iniziato a raccogliere i dati sull’Alps Tour e l’anno dopo siamo usciti a livello commerciale. Capto è andato a colmare un vuoto di mercato”.
Capto è tutto made in Italy, anzi made in Arezzo?
“Sì e ne siamo orgogliosi. Viviamo a Villa Guillichini a Tregozzano, a 3 chilometri dal centro di Arezzo, e qui abbiamo la sede legale e di rappresentanza. Ad Arezzo, nella zona industriale, abbiamo l’ufficio ricerca, sviluppo e realizzazione. Software e componentistica elettronica sono tutti nostri. Inoltre a San Leo, sempre ad Arezzo, abbiamo un campo pratica per la sperimentazione, aperto a tutti i giocatori”.
Siete una famiglia di golfisti, immagino. Come va il suo putt?
“Io, mia moglie e i nostri figli Guglielmo e Bernardo giochiamo all’Antognolla, a Perugia. Gioco handicap 8 e sì, posso dire di essere un buon puttatore”.