Stefano Palmieri, un campione senza barriere

L’emergenza mondiale causata dal Coronavirus gli ha negato la gioia di partecipare all’Open di Spagna, in maggio, e al British Open in luglio, ma Stefano Palmieri non si lascia abbattere da queste rinunce forzate. Il 47enne golfista di Follonica, due volte campione del British Blind Open e punto di forza della Nazionale paralimpica, manda anzi un messaggio di incoraggiamento e di speranza ai golfisti e a tutti coloro che stanno vivendo questo periodo di preoccupazione causato dalla pandemia da Covid-19. “Ce la faremo a superare le difficoltà e invito tutti a rimanere in casa. Ve lo dico io, che da persona non vedente soffre ancora di più le ristrettezze di non poter uscire e fare le cose di tutti i giorni, ma se ci riesco io dobbiamo farcela tutti. Dobbiamo stare vicini col cuore alle persone che hanno bisogno e anche attraverso i social cerco di mantenere il più possibile i contatti con le persone che mi conoscono”.

In un tuo recente video su Instagram, usi il putter per fare la pulizia del pavimento con uno straccio.

“Sì, cerco di scherzare su queste lunghe giornate in casa usando gli attrezzi del mio sport preferito”.

Quanto ti pesa non poter fare la tua vita di tutti i giorni?

“Io sono una persona molto dinamica, oltre a giocare a golf mi piace fare molta attività fisica. Però sono anche abituato a una situazione simile a quella che stiamo vivendo da un mese a questa parte, dopo l’incidente del 2002 nel quale persi la vista ho vissuto a lungo chiuso in casa da solo con mia madre. Oggi invece ho la fortuna di avere con me mia moglie e i miei figli che sono stavi bravissimi ad adattarsi a questo nuovo ritmo di vita”.

Com’è la tua giornata?

“Ho mantenuto i consueti orari. Mi sveglio presto, alle 6,30-7, perché mi piace fare colazione con calma e ascoltare le notizie. Poi mi dedico alla mia sessione atletica di circa un’ora. Ho fatto spazio in casa per fare stretching e ginnastica a corpo libero. Inoltre, siccome se non sudo non riesco a sentirmi realizzato da un punto di vista di allenamento, simulo la corsa grazie a corde ed elastici usati per nuotare in mare. Alle 8,30-9 si svegliano i miei cari, ai quali preparo la colazione e dopo programmiamo la nostra giornata tutti insieme”.

Quanto ti manca il golf?

“Mi manca soprattutto la sensazione di stare in libertà, in uno spazio senza limiti. Ma anche senza giocare sto cercando di affinare il mio swing. Grazie a video e a input vocali sto lavorando molto sullo spostamento del peso e su nuove sensazioni per migliorare il mio movimento”.

Hai parlato di video, ma come fai a utilizzarli?

“Hai fatto bene a chiedermelo. Uno pensa che i video siano inutili per uno come me e invece devi sapere che quando uno perde un senso sviluppa tutti gli altri. Con l’udito, ad esempio, riesco a capire perfettamente quello che non vedo e a riprodurlo”.

Qual è il tuo colpo migliore e su cosa devi invece migliorare?

“Con il driver riesco a essere lungo e preciso, sul putt invece ho fatto dei cambiamenti e devo migliorare, ma ho buone sensazioni”.

Lo scorso anno, al Memorial Luca Lazzeroni all’Argentario, ho avuto il privilegio di giocare nel flight dietro a te, unico giocatore non vedente in un torneo di normodotati. E’ stata un’esperienza indimenticabile.

“Sì, la Federgolf mi consentì di partecipare a questo torneo con la guida di Giovanni Ricceri, con il quale ho vinto poi il British Open. Ho la fortuna di avere molte persone al Golf Club Toscana che si prestano a farmi da guide e desidero ringraziarle: oltre a Ricceri, Claudio Bargiani, Leonardo Carlucci, Filippo Micheli e Mariella Cerboneschi. Torneremo a giocare tutti insieme quando sarà finito questo brutto periodo”.

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